La "lunga marcia" di Mauro Picone (1885-1977)
AUTORI: Angelo Guerraggio, Maurizio Mattaliano e Pietro Nastasi (a cura di)
In questa monografia Angelo Guerraggio, Maurizio Mattaliano e Pietro Nastasi ricostruiscono gli inizi dell'era dei computer in Italia tramite le “carte” di Mauro Picone, uno dei più importanti matematici e manager scientifici italiani del ‘900. Essa raccoglie la corrispondenza di Picone relativa ad una delle sue più importanti imprese, quella che negli anni ’50 lo vede impegnato nel tentativo di portare a Roma il primo grande calcolatore elettronico italiano. Completano il testo le prefazioni di Michiel Bertsch e Roberto Natalini, un'ampia introduzione dei curatori e un'appendice di Andrea Celli.
La lunga marcia è quella verso
l'introduzione dei primi computers in Italia. Siamo nei primi anni
'50: sul traguardo del primo computer arrivano, quasi
contemporaneamente, Milano, Pisa e Roma. Per Milano, il
riferimento è al Politecnico; la realtà pisana è più composita e
coinvolge sia l'Università sia la presenza dell'Olivetti; per Roma,
il riferimento è all'Istituto per le Applicazioni del Calcolo (IAC).
Il fotofinish quasi fatica a stilare il preciso ordine d'arrivo, ma
le personalità dei competitors rimangono vive e distinte.
Convergono
nell'esito della "lunga marcia" alte competenze
matematiche, sensibilità applicative e lungimiranti indirizzi di
sviluppo industriale.
La corrispondenza inedita - qui
pubblicata — racconta questa storia riferendosi, quasi
esclusivamente, al progetto "romano". È stata rinvenuta
presso l'Archivio storico dell'IAC a Roma, e copre il periodo che va
dal 1944 - la prima lettera, di Picone al matematico George David
Birkhoff, è del 31 agosto - alla fine del '55, quando il primo
computer "romano" (italiano o "oriundo" che
fosse) viene inaugurato alla presenza del Presidente della
Repubblica. Attraverso questa corrispondenza, veniamo a contatto con
molti personaggi di primo piano nel mondo matematico, scientifico e
industriale della metà del secolo scorso. Tra i destinatari e i
mittenti delle lettere, troviamo i collaboratori più stretti di
Picone, matematici, fisici e ingegneri, Enrico Fermi e John von
Neumann, l'Università di Pisa, l'Olivetti, la “Bocconi” e
gli esponenti di quegli Istituti di Calcolo e di Matematica
applicata di altri Paesi, a cui Picone si rivolge per risolvere
determinati problemi scientifici e poter finalmente realizzare a Roma
il “computer italiano”.
Mauro Picone è il regista di
tutta l’operazione. Era nato a Palermo nel 1885 e si era laureato,
in Matematica, alla “Normale” di Pisa nel 1907. La guerra del
‘15-’18 fu forse l’esperienza che maggiormente orientò il suo
modo di “vedere” la Matematica. Quella in particolare delle
tavole di tiro per l’artiglieria — da lui riadattate alle
particolari condizioni geografiche del Trentino e per le quali aveva
potuto utilizzare le sue competenze di Calcolo - gli farà scrivere
nell’autobiografia: “si può immaginare, dopo questo successo
della matematica, sotto quale diversa luce questa mi apparisse.
Pensavo: ma, dunque, la Matematica non è soltanto bella, può essere
anche utile”. Picone insegnò nelle Università di Torino,
Cagliari, Catania, Pisa e Napoli (e poi Roma) facendosi apprezzare
anche a livello internazionale come specialista, in particolare, di
equazioni differenziali alle derivate parziali. È proprio a Napoli
che nel ‘27, Picone fonda l’Istituto per le Applicazioni del
Calcolo che seguirà poi il suo fondatore nella capitale, nel ‘32,
divenendo un Istituto del CNR.
L’IAC da subito è una presenza
importante e originale nel panorama scientifico italiano. È la prima
volta che la ricerca si organizza al di fuori dello stretto circuito
accademico; è la prima volta che i giovani vi vengono avviati
attraverso un canale che aggiunge un considerevole numero di posti di
lavoro (sempre in relazione alla situazione preesistente); è la
prima volta che la Matematica diventa soggetto e oggetto di
consulenza, aprendosi a nuovi rapporti professionali. I cambiamenti
di cui Picone è artefice non si limitano all’aspetto
strutturale-organizzativo ma coinvolgono i contenuti della ricerca e
il significato stesso dei termini usati quando si dice di voler
affrontare e risolvere un
problema matematico. È una nuova
mentalità numerica che si affaccia sulla scena matematica italiana.
Non basta dimostrare un teorema di esistenza, ed eventualmente di
unicità, ma occorre - in modo altrettanto essenziale - elaborare
procedimenti costruttivi per il calcolo della soluzione. Occorre, in
altre parole, la stessa attenzione e lo stesso rigore per la
determinazione dell’lgoritmo
numerico, per la dimostrazione
della sua convergenza e per la maggiorazione dell’errore di
approssimazione.